Più Trasparenza Dalle BioBanche Che Conservano Cordoni Ombelicali

Nuove disposizioni per le biobanche del sangue che conservano cordoni ombelicali dei neonati. A seguito di una operazione di pressing da parte dell’Autorità Antitrust, le biobanche dovranno fornire informazioni più dettagliate relativamente al reale utilizzo ed applicazione terapeutiche degli stessi.

Questa pratica, consistente nel conservare i cordoni ombelicali dei bambini non appena nati in banche apposite, permette di utilizzare le cellule staminali presenti in abbondanza negli stessi in un secondo momento, qualora interventi particolari lo richiedano. L’utilizzo può essere esclusivamente personale o intra-familiare, escludendone tassativamente la rivendita delle stesse.

Proprio l’anno scorso è stata avviata l’operazione dell’Antitrust a seguito di sei istruttorie che coinvolgevano sei società estere, così che esse si sono adesso impegnate a fornire informazioni corrette e specifiche in relazione alle potenzialità dell’utilizzo delle cellule staminali. Il controllo effettuato nelle scorse settimane per verificare che effettivamente le misure prese fossero andate a buon fine è risultato positivo.

Anche altre 9 società, 6 italiane e 3 estere, hanno adottato le stesse misure richieste alle società oggetto di controllo da parte dell’Antitrust.

Tutte le informazioni devono essere a disposizione dei genitori che decidono di compiere questo investimento, e soprattutto se le società si trovano all’estero, le indicazioni devono essere più dettagliate anche relativamente alla modalità con la quale queste cellule staminali possano tornare in Italia (è necessaria una autorizzazione da parte del Ministero della Salute perchè ciò avvenga).

Tra le informazioni fornite vi è l’indicazione di quali patologie possono essere trattate, la durata di conservazione del cordone ombelicale, la quale si aggira tra i 15 e i 16 anni, il reale bisogno di utilizzarli ai fini trapiantologici ed il numero di trapianti effettivamente realizzati.

Le conclusioni di questo esperimento portano dunque a pensare che la realtà virtuale incida sulla percezione che abbiamo delle cose. Questa tecnica potrebbe essere utilizzata in un prossimo futuro per combattere i chili di troppo.

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